Nonostante il vento forte della notte abbiamo dormito come sassi, al risveglio una bella doccia calda al campeggio e poi di nuovo in marcia, l'idea è quella di arrivare al vulcano Askja entro sera e rimanere lì un paio di giorni. Visto che siamo ad Hofn approfittiamo per fare rifornimento di viveri e carburante, chissà quando incontreremo il prossimo centro abitato...
C'è tanta strada da fare, sarà una giornata di trasferimento costeggiando il lato orientale dell'isola, che non offre attrattive particolari
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L'asfalto sembra non finire mai, poi finalmente ecco l'inizio della pista f910 e le prime indicazioni per Askja. Il paesaggio è cambiato, ora crediamo davvero di essere su un altro pianeta, siamo in un'immensa pianura nera, intorno a noi lava e sabbia vulcanica, è il deserto di Ódáðahraun.
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Passeggiamo sulle dune di sabbia nera... è un posto fantastico, anche se quell'atmosfera quasi minacciosa e l'assoluta assenza di altre persone ci fanno viaggiare con un po' di timore. Sembra che siamo proprio gli unici che stanno andando ad Askja...
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La pista è lunga e molto affascinante, ed anche questa volta i fiumi da guadare non mancano. Li affrontiamo con una certa leggerezza vista l'esperienza maturata nei giorni precedenti, fino a quando ne incontriamo uno preceduto da un cartello di pericolo. Non è la prima volta che vedo uno di quei cartelli, e tutte le altre volte il pericolo in realtà non c'era ed abbiamo sempre superato l'ostacolo con disinvoltura. Decido di entrare in acqua senza accertarmi della profondità. A differenza degli altri fiumi, in cui all'ingresso e all'uscita del guado c'era un ampio spazio che permetteva di scegliere la corretta traiettoria, in questo lo spazio era poco e sono stato costretto ad affrontarlo quasi controcorrente. Appena entrato mi rendo conto che la corrente è più forte di quello che immaginavo, faccio un po' fatica a mantenere la traiettoria... ma soprattutto, l'acqua è alta, il 110 non ha lo snorkel ed ho paura che quel povero 12j si farà una gran bevuta. Avanzo a fatica, inizia ad entrare acqua nell'abitacolo, sono secondi interminabili... ma usciamo. E' stata una leggerezza che avrebbe potuto compromettere la vacanza, ma ci è andata bene. La pista prosegue e da lontano scorgiamo l'ennesimo fiume. Questo è veramente grosso e già mi si stringono le chiappe al pensiero di dover rimettere le ruote in acqua... ma avanziamo ancora e... c'è un ponte per fortuna. Al sollievo iniziale però segue una grande delusione quando ci accorgiamo che una sbarra chiusa ci impedisce di proseguire... abbiamo fatto tanta strada, abbiamo corso un pericolo, e sembra che non raggiungeremo la tanto desiderata meta. E adesso il problema è che quel pericolo lo dobbiamo affrontare di nuovo perché dobbiamo necessariamente fare dietro front. Quando raggiungiamo di nuovo quel fiume la mia ragazza è terrorizzata, cerco di rassicurarla ma in realtà ho più paura di lei... immersione... emersione... tutto bene anche stavolta. Elisa esige una sosta per una sigaretta, e me ne accendo una anche io dopo diversi anni di astinenza.
A questo punto puntiamo il muso del Land verso il lago Myvatn, che doveva essere la nostra meta successiva. Arriveremo dopo diverse ore, stanchi e provati dalla giornata intera di guida. Dormiamo in riva al lago, cullati dal vento.
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